Siamo nel Tempo degli Uomini, non c’è più una Terra di Mezzo se non quella che esiste nei nostri spazi interiori.
Però, forse, i Silmaril - le pietre lucenti narrate da Tolkien - possiamo cercarli lo stesso. Trovarne qualche frammento per tentare di comporre il mosaico che collega i mondi antichi a quelli moderni. Cercando di capire dove risieda oggi la qualità dell’essere, o la sua assenza. E cercare di annusare il profumo sottile delle cose che ci circondano. Ma è importante anche scovare i brogli e contraddizioni, provando a non farsi travolgere da quegli anelli di potere (tanti, troppi) spesso camuffati, nascosti, che si giocano oggi i destini individuali e quelli collettivi.
Navigare con ironia in mezzo alle tecnologie, alle informazioni; danzare la danza rapida dei consumi e dei fatti. Certo, sarà difficile inciampare – oggi - in uno smeraldo nascosto. Ma si scava, si scava. In fondo per cercare le pietre bisogna andare sottoterra. E sporcarsi le mani, frugare in mezzo a varie mondezze.
Ma se si trovasse anche solo un frammento minuscolo che conserva l’antica sapienza, ne sarebbe valsa la pena. E se non dovessimo trovarlo va bene lo stesso. L’importante è cercare.
Silmarillon è un esperimento particolare perché non aderisce a una corrente ideologica nè si schiera aprioristicamente. Cerca di essere un'indagine libera, senza "padroni", nel mondo della società, della cultura, della letteratura. Di oggi come di ieri.
Non è facile, in un mondo sempre più schierato che rifiuta il confronto con l'ambiguità, le intersezioni, le zone grigie fra il bianco e il nero.
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Francesca Pacini