Tra storia e identità: la questione israelo-palestinese

Due popoli, due culture, un conflitto cronico. E una terra diventata simbolo di ogni guerra nel mondo, un crogiolo in cui ogni giorno si bruciano morti. Ragioni e torti che si mescolano e si confondono, raccontate da una cronista d'eccezione che conosce bene quei luoghi...


di Natalie De Falco

La memoria storica può rappresentare l’identità di un popolo tanto essa risulti essere importante nella ricostruzione di quei traguardi storici che hanno formato e riconosciuto la tipicità di un popolo.
La sequenza di date, eventi, guerre e battaglie, è quindi soltanto uno dei fili da seguire per ripercorrere le tappe che hanno portato alla realizzazione di uno Stato o di un popolo o più semplicemente di un’identità culturale. 
Le vicende che si sono successe nell’arco di tempi storici, creano un’unità con il presente e ne avvallano la riuscita; ma il collante emotivo della narrazione personale e delle persone che hanno vissuto tali eventi rendono reale una ricostruzione. 

Le interazioni fra nazioni diverse, l’evolversi di eventi nazionali che sconfinano dalla loro realtà territoriale, influenzano inevitabilmente le società umane, creando una memoria storica più estesa capace di narrare la storia di più nazioni. 
Attraverso una lettura delle fasi che hanno contraddistinto uno specifico evento, è facile leggerne non soltanto le cause e le conseguenze vissute dalla parte interessata ma altresì notarne quelle che riguardano altre nazioni o identità culturali.
Sebbene quindi divisi da lingue diverse o confini che sanciscono l’appartenenza a bandiere e costumi differenti, molto spesso la storia di una realtà nazionale si interseca con quella di più popoli, rendendo molto spesso univoca la veridicità della narrazione.
Tuttavia è difficile poter parlare di una memoria storica collettiva, di estendere cioè quello che di personale risiede nella esposizione degli eventi a più realtà societarie. 
Il motivo principale risiede nella diversa interpretazione e quindi manipolazione della matrice storica.
Talvolta risulta essere difficile riuscire a giudicare cosa sia la realtà, intesa come la verità dei fatti storici, utilizzando unicamente la memoria storica come fonte. 
Essa non può essere considerata sempre e comunque uno strumento valido per la ricostruzione e la narrazione. 

A livello intuitivo possiamo considerare la memoria storica come l’identità di un popolo, come una narrazione che avvalora l’unità di un concetto comunitario; ci può sicuramente aiutare nella ricostruzione storica, dove molto spesso gli eventi si devono poter affiancare a un filo più personale che rende il risultato più veritiero.
Possiamo però considerarla come un’arma a doppio taglio che ci preclude talvolta di ricostruire i fatti avvenuti e piuttosto ci indirizza a seguire un’interpretazione. 

Molti possono essere gli esempi di tale distorsione degli eventi, ma vorrei occuparmi principalmente della questione israelo-palestinese.
Il malinteso affonda le sue radici nel principio del secolo scorso, nella mal gestione territoriale da parte dell’allora Impero Britannico, nell’Europa razzista e anti-semita, nell’aggressività di entrambi i popoli che ivi si son trovati a convivere e condividere risorse scarse. 
Uno contro l’altro.
La fonte originaria della questione israelo-palestinese è sicuramente di difficile discussione, in quanto sono coinvolti nella diatriba non soltanto argomenti delicati ma anche eventi che presuppongono una conoscenza dei fatti molto profonda.
Di grande aiuto in questo potrebbe essere la memoria storica; l’identità del popolo. 

Il proposito di questo articolo è quello di mettere in luce come due popoli, abitanti nella stessa nazione divisa però in territori diversi, abbiano radicate nel loro retaggio culturale più recente una memoria storica non soltanto diversa, ma talvolta completamente discordante.
Usufruire quindi dei racconti personali non può certamente aiutare nella ricostruzione degli eventi storici a meno che non sia possibile poterne ricavare una verità univoca. 

Un esempio banale e lampante della discordia fra le due ricostruzioni è la commemorazione del Giorno dell’Indipendenza d’Israele; essa è una giornata di gioia e festa nei “Territori Israeliani” ma è ricordata come il Giorno del Disastro nei Territori Palestinesi.
Due diverse motivazioni storiche, occorse in momenti diversi, legano entrambi i popoli a questa terra ma gli eventi storici più moderni li hanno fatti convivere e quindi tessere le loro personali memorie storiche parallelamente e in contemporanea. 
Ciò nonostante, molto spesso le realtà vissute da entrambe le popolazioni sono state distinte e divise.
Così, l’interpretazione personale di ognuna delle guerre, delle richieste di pace, dei cessate il fuoco, dei prigionieri di guerra porta al giorno d’oggi una totale confusione nella ricostruzione degli eventi storici reali.
Il fattore di maggior confusione risulta essere sicuramente la memoria storica. 
Lì dove essa è identità di un popolo, ne avvalora le azioni e le vittorie eppure in questa nazione, se anche la volessimo considerare come identità di entrambi i popoli, difficile risulta poterla considerare come una forza che crea unità. 
La memoria storica porta divisione e malcontento anche all’interno dello stesso gruppo, aggrava la questione, non dà risposte alle domande ma confonde le linee guida. 

Il quesito sorge spontaneo: è possibile abbandonare la propria memoria storica per indirizzare le sorti del popolo verso una direzione nuova?
La risposta che troviamo è sicuramente disarmante; se abbandonare la propria memoria significa abbandonare la propria identità, chi saremo se andiamo verso una direzione nuova?