Laura nel giardino della musica


La Campisi è una giovanissima musicista piena di talento. I suoi testi sono densi, ricchi di evocazioni, Qui ci narra della sua passione, trasformata in mestiere...
di Ettore Luttazi


Pochi mesi fa ho conosciuto, per caso, Laura Campisi, giovanissima voce e penna del gruppo Lalla into the garden. 
Mi ha regalato una copia del suo ep che ha lo stesso nome del gruppo e che aspetta solo di essere prodotto e distribuito. 
Ci ho trovato un pout-pourri di buona musica e di testi che colpiscono al primo ascolto e che sembrano rispecchiare stati d'animo ed emozioni non solo di chi li ha scritti, ma di un'intera generazione. 
In questa intervista ci racconta la sua storia musicale e i progetti per il futuro. 

Laura, sei molto giovane, ma hai già fatto una discreta esperienza live e vinto alcuni premi importanti come il Premio Lucca Jazz Donna nel 2009. 
Quando e come hai iniziato a cantare?
La passione per il canto mi accompagna da sempre, da sempre ho pensato che avrei fatto questo nella vita. Ho iniziato a studiare all’età di 13 anni, grazie ai miei genitori, in una scuola di jazz a Palermo dove son rimasta per ben 8 anni sotto la guida di Loredana Spata. 
A 17 anni, forte delle molte esperienze fatte nel contesto scolastico, ho iniziato a cantare anche fuori e così è partita una gavetta che ancora continua.


E quando ti sei scoperta anche autrice?
L’interesse per la scrittura è nato per caso ed in maniera discontinua: buttavo giù qualcosa di tanto in tanto e la prima canzone era in inglese e risale al 2004. 
La produzione più assidua è cominciata nel 2006 e da allora ho scritto prevalentemente in italiano: è una bella sfida perché a mio parere presenta maggiori difficoltà rispetto alla scrittura in lingua inglese. 
Mi diverte molto giocare con i suoni dei vari idiomi, perciò alla scrittura in italiano affianco quella in inglese e in dialetto siciliano, ma mi piacerebbe presto scrivere qualcosa anche in francese e spagnolo… ogni lingua ha un suo potere evocativo ed un forte potenziale sonoro!

Da quando Elisa se n'è andata” è la canzone che apre il tuo ep, ci racconti come è nata questa canzone e cosa rappresenta per te? 
Ottima domanda! 
Da quando Elisa se n’è andata è un pezzo estremamente sentito per me e sono lieta che riscuota molto interesse in chi ascolta l’ep o i nostri concerti. 
Questo vuol dire che, in qualche modo, questa canzone ha una sua forza emotiva che raggiunge la gente. 
Il testo è incentrato sulla separazione e sul sentimento della malinconia, ritenuta per lo più negativa in quanto foriera di dolore.  La malinconia, invece, è per me un sentimento nobile con un suo portato positivo: se ti manca qualcuno o qualcosa a causa di un distacco significa che sei una persona ricca e che la tua sfera sentimentale è ben nutrita. 
Solo chi ama può sentire la mancanza. La canzone infatti è positiva e per nulla triste! 
L'ho pensata pensando a mia cugina, che per me è come una sorella e che da anni ormai studia al Nord Italia, ma è una storia universale. 
Tutti abbiamo una persona del cuore che vive fisicamente lontana, ma come nel libro “Nessun luogo è lontano” di Bach la possiamo raggiungere di sovente sulle ali dell’affetto che ci lega a lei, attraverso i bei ricordi e la speranza di continuare a costruire insieme.

Può in un certo senso rispecchiare un momento della vita in cui si smette di sognare di fronte alle cose che succedono e ci si rende conto che inizia nuovo periodo?
Per la verità il senso è un po’ l’opposto: la vita ha il suo corso ma non bisogna mai perdere di vista le proprie aspirazioni! Dobbiamo osservare e interiorizzare coraggiosamente tutto quello che è intorno a noi. Sarà il nostro bagaglio, nel bene e nel male, sul sentiero dei sogni che come motori ci spingono avanti.

Sei una grande interprete jazz, ma al tempo stesso una cantautrice che propone anche altri generi. In quale veste ti senti più a tuo agio in quello di interprete o di cantautrice?
Non so risponderti come non so scegliere una delle due vie. 
Sono cose, per me, complementari e trovo che il modo migliore di interpretare qualsiasi cosa sia una forte dose di verità. 
Questo rende autentica la musica e il confine, tra brani propri e non, si assottiglia fino quasi a sparire. Di certo l’esercizio dell’interpretazione su brani stupendi scritti da altri, dieci piuttosto che settanta anni fa, mi aiuta molto sia nella scrittura che nell’esecuzione delle mie composizioni.

Fra le tue canzoni qual è quella che preferisci e perchè?
È impossibile dirlo!
Le mie canzoni sono frammenti della mia vita, pezzi di un mosaico che trova il suo senso nell’insieme. Per me ogni canzone ha una sua anima e il più grande risultato è riuscire a scovarla ed esprimerla attraverso gli arrangiamenti, insieme ai musicisti.

Cosa cerchi di dare con le tue canzoni a chi le ascolta?
Certamente cerco di trasmettere le emozioni che provo cantandole, ma soprattutto cerco di far arrivare al pubblico la storia che ogni canzone racconta. 
Che poi sia il pubblico stesso a riempirle con i propri sentimenti! 
In questo sta la forza più grande della canzone in generale: l’essere un contenitore universale così specifico per le esperienze ed il sentire di ciascuno e allo stesso tempo valido trasversalmente per tanta gente, a volte per tutti!

Nell'ep c'è anche una cover , Khorakhanè (a forza di essere vento) di Fabrizio De Andrè. Come mai hai scelto proprio questo pezzo?
Khorakhanè è stata una vera e propria sfida: un pezzo talmente bello e coinvolgente da essere a rischio “disastro” per chiunque cerchi di reinterpretarlo. 
Ma la sua bellezza è anche un punto di forza perché va avanti, arriva prima del resto, di qualunque dettaglio musicale. 
Diciamo che può essere un “centro” sicuro oppure un flop clamoroso! 
Posso solo dirti che, per quanto mi riguarda, mi emoziono fino quasi alle lacrime ogni volta che ascolto l’originale come ogni volta che la canto, persino in prova.

Progetti futuri e appuntamenti in vista?
Al momento i miei sforzi sono interamente concentrati sulla band Lalla into the garden, tra concorsi e concerti. Tra gli obiettivi principali, suonare il più possibile, tanto in Sicilia quanto altrove, trovare una produzione per il primo album e nel frattempo magari pubblicare ufficialmente l’ep, e naturalmente continuare a scrivere ampliando il repertorio. 
Il 1 Maggio saremo a Milano per il LiveMi presentato da Red Ronnie e poi ci sarà un ritorno a Roma e un tour in Sicilia. 
Aggiornerò continuamente le date sulle mie pagine in rete, su Myspace e Facebook.