Rossovermiglio, Benedetta Cibrario , Giacomo Feltrinelli Editore Milano.

 

Un libro magico, come la sua struttura. 
Una donna della Torino di inizi ‘900 racconta la sua vita, così come accade: vita presente, in cui la memoria torna continuamente a fare capolino, così, com’è suo modo, tra una cavalcata e una chiacchierata con amici, facendoci ricordare il passato, facendocelo rimpiangere, facendocelo odiare, facendocelo alla fine comprendere. 
Quando ormai troppo tardi per ricominciare, ma non troppo tardi per capire, la protagonista, divenuta anziana, accetta di incontrare nuovamente lo sposo da anni abbandonato. 
Questo incontro riesce a farla aprire finalmente al mondo e non più a chiudersi contro di esso. 
Questo incontro la libera di ogni paura, di quelle grandi palizzate interiori, costruite con la speranza di difendersi dalle brutture della società, che invece le avevano semplicemente impedito di trovare il coraggio di vivere la propria vita. 
Catturati da queste pagine leggere e pregnanti allo stesso tempo, forse anche noi, insieme con la protagonista, arriveremo a capire che in un mondo in cui il confine tra verità e menzogna, tra realtà e apparenza può essere talmente sottile da risultare spesso impercettibile, non ci resta che un unico compito da non disertare: rimanere sempre aperti ad accogliere in noi questo mondo, lottando con noi stessi per non perdere il coraggio di vivere questa nostra unica vita. 
Simona Trani 


Vita di Pi, Yann Martel, Piemme editore

Pi è figlio di un proprietario di uno zoo in India. È un ragazzo molto sveglio, curioso, ingegnoso e sicuramente particolare, infatti, già all’inizio del romanzo decide di praticare ben tre religioni: induismo, islam e cristianesimo.
Un giorno il padre di Pi decide di trasferirsi con famiglia e zoo al seguito in Canada, per cominciare una nuova vita. Si imbarcano tutti su una nave, ma questa purtroppo affonda. 
Il giovane Pi è l’unico superstite di tutta la sua famiglia, insieme a una zebra ferita, un’orango femmina, una zebra maculata e una tigre del Bengala di nome Richard Parker.
Tempo pochi giorni e di zebra, orango e iena non resta che qualche osso. 
Pi si ritrova a dividere la scialuppa con la tigre e, contro ogni logica, decide di ammaestrarla… qui inizia il suo viaggio, la sua straordinaria avventura. 
Sara Lurago




La
danzatrice bambina, Anthony Flacco,  Piemme editore

Zubaida è una bambina di nove anni e mezzo, di uno sperduto villaggio dell’Afghanistan sud-occidentale, che ama danzare tra le mura domestiche al ritmo di una musica che le suona dentro.
Quando compirà dieci anni, secondo le leggi talebane, la sua vita cambierà per sempre: non potrà più giocare libera all’aria aperta e diventerà una giovane sposa e madre. 
Purtroppo, però, la sua vita è destinata a cambiare prima di quella data: una mattina, a casa da sola, si ustionerà gravemente mentre è intenta a riempire lo scaldabagno di kerosene. 
Si trasformerà in una torcia umana, ma nonostante le profonde lesioni subite, non morirà e lotterà con tutte le sue forze per sopravvivere, anche se non sentirà più alcuna musica dentro di sé.
Non sarà però sola perché, contrariamente al generale disinteresse degli uomini musulmani per il genere femminile e, in particolare, per le figlie femmine, suo padre la sosterrà con ogni mezzo a sua disposizione e inizierà a viaggiare con lei alla ricerca di cure mediche, nella speranza di salvarla.
Solo grazie all’aiuto e alla compassione di varie persone americane, militari prima e medici poi, per Zubaida si riaccenderanno le speranze e, circa un anno dopo l’incidente, finirà addirittura in America, a Los Angeles, dove potrà ricominciare a vivere e a danzare al ritmo della sua musica… 
Sara Lurago



Io, Nojoud, dieci anni, divorziata, Noyoud Ali, Piemme editore

Nojoud è una bambina di dieci anni che viene dallo Yemen: è già divorziata.
È figlia di una donna che ha avuto sedici figli. 
La secondogenita, sposa un uomo che la violenta e poi la tradisce con una sorella. 
Per evitare che un simile disonore si ripeta, il padre di Nojoud decide di trasferirsi con la famiglia, decisione che prende in neanche ventiquattr’ore.
Dopo aver perso il lavoro, decide di dare in sposa Nojoud, a solo otto anni, a un uomo di trent’anni. Dopo un paio di mesi di matrimonio, la bambina non riesce più a sopportare le violenze che le vengono inflitte. 
Chiede aiuto ai genitori, ma nessuno la aiuta. 
Lei allora prende il coraggio a due mani e si reca da sola in tribunale per chiedere il divorzio. 
Sara Lurago



The ax, Donald E. Westlake, 2008 Alacran

 

Non conoscevo l’opera del settantasettenne romanziere e sceneggiatore di Brooklin, già creatore, con lo pseudonimo di Richard Stark, della serie Parker. E nemmeno avevo letto recensioni di questo o di altri suoi titoli. Sicché ho affrontato la lettura di questo the Ax, regalatomi da un caro amico, con curiosità e soprattutto senza alcuna idea preconcetta o pregiudizi di sorta, puro come acqua di fonte. Ebbene, the Ax è un libro decisamente riuscito, il cui pregio maggiore sta nella sua precisione. Non c’è nulla che non funzioni perfettamente nella storia di Burke Devore, neo disoccupato di mezza età e di alto profilo (e perciò tanto più difficile da ricollocare), vittima del sistema che si fa carnefice per sbaragliare la concorrenza. La vicenda, di indubbia quanto triste attualità, da modo a Westlake di articolare una critica sociale mai noiosa o banale, grazie a uno stile asciutto e ad un sapiente uso della narrazione in prima persona, fondamentale nella resa della particolare prospettiva. Ben presto si è portati a simpatizzare per questo nuovo tipo di eroe negativo, determinato a recuperare la propria quota  di sogno americano, applicandosi con scrupolo e metodo, gli stessi che intuiamo abbiano caratterizzato la sua precedente e onesta carriera. Westlake non si scorda di essere uno scrittore di polizieschi e mette efficacemente la sua esperienza al servizio della storia, senza mai varcare il limite che si è posto e senza per contro venire meno alle regole. Anzi, a volte si ha l’impressione che giochi con noi lettori come il gatto col topo, dandoci per un istante l’illusione di coglierlo in fallo (dopo tutto il nostro assassino seriale è un dilettante allo sbaraglio, sebbene dotato di iniziativa e inventiva) ma come niente e sul più bello estrae il coniglio dal cilindro e ci rimette al nostro posto, portandoci per mano fino al finale, probabilmente il solo possibile. Precisamente.

 

 

 Giulio Crotti