"Minime" letture, massimi risultati




Alessandro Grazioli – ufficio stampa di minimum fax – ci racconta della casa editrice e delle sue perlustrazioni narrative. Ma non solo. Da buon lettore con un gusto spiccato per la letteratura moderna (non lavorerebbe lì, altrimenti!) parla  di scrittori italiani e non dal suo privilegiato punto di osservazione. Quello, cioè, di chi con i libri lavora tutti i giorni


di Ettore Luttazi 
www.conlalente.splinder.com


Alessandro Grazioli è nato a Roma nel 1977. Nel 2003 inizia a lavorare presso le edizioni Nottempo dove legge e valuta le nuove proposte editoriali.
Nel 2006 diventa ufficio stampa per minimum fax, la casa editrice nata nel 1993 come rivista via fax, cresciuta proponendo in Italia per la prima volta autori come David Foster Fallace e Thom Jones insieme alla pubblicazione di Raymond Carver e Miles Davis. Il crescente successo conferma, oggi, minimum fax come una fra le case editrici più interessanti. Piccoli editori crescono, insomma.


Come ufficio stampa di una casa editrice e come lettore cosa ne pensi delle scritture contemporanee?

Se per scritture contemporanea s’intendono quelle dei nuovi scrittori che si sono affacciati sulla scena letteraria negli ultimi dieci anni, ho – da lettore – un’opinione piuttosto ampia, tenendo presente che il panorama che si offre è molto esteso.
Se penso che contemporaneamente si potrebbe parlare di Pamuk come di Veronesi, va da sé che quello che posso dire è che ho un’idea piuttosto diversa da quella che mi sono fatto come “addetto ai lavori”.
Lavorando in una casa editrice ho la possibilità di avere un osservatorio privilegiato e una percezione dei libri e degli scrittori più articolata, potendo distinguere e riconoscere spesso quelli che sono presentati come nuovi capolavori di nuove voci come operazioni di marketing e comunicazioni, più frequente da parte di grandi gruppi editoriali (anche se a questa logica spesso cercano di affiancarsi anche i piccoli e gli indipendenti, con esiti discutibili).
Come se quello che contasse è prima di tutto che un libro faccia parlare di sé.
Da lettore so che i libri autentici sono quelli che sanno “stare in piedi da soli” e che hanno qualcosa da dire e dare a chi li legge.
Perciò penso che i casi editoriali da milioni di copie di Dan Brown lasciano il tempo che trovano.
Per fortuna a volte accade anche che i libri che s’impongono all’attenzione del pubblico siano poi realmente libri di valore.

Quali sono i giovani autori che la vostra casa editrice sta scoprendo attraverso il talent scouting e quali sono i contesti che vengono affrontati nelle loro narrazioni?

Anche qui è necessario fare una distinzione tra gli autori italiani e quelli stranieri.
minimum fax è da sempre una casa editrice attenta all’evoluzione della scena letteraria americana e perciò prima di tutto cerca e porta in Italia nuovi scrittori americani, quest’anno per esempio proporremo due scrittrici al loro esordio in Italia: Katryn Davis e Angela Pneuman.
Ma nel corso del tempo abbiamo “importato” voci che ormai sono note a molti, ma allora erano sconosciute: da David Foster Wallace e Aimee Bender, da A.M. Homes a Charles D’Ambrosio.
Per ciò che riguarda l’Italia, e per fare qualche nome penso a Paolo Cognetti, Valeria Parrella, Veronica Raimo, Fabio Stassi, e a tutti gli esordi dei 16 scrittori proposti in Voi siete qui, l’antologia curata da Mario Desiati per il progetto Best off dello scorso anno.
I contesti sono i più disparati, molto spesso sono storie dei nostri giorni, e raccontano i grandi temi della vita di ciascuno, magari soffermandosi sulla quotidianità e sulle sue rappresentazioni.

Che differenze ci sono tra le giovani scritture americane e quelle del nostro paese?
Una domanda, questa, che apre una risposta lunga e probabilmente noiosa. Sinceramente credo che la mia opinione lasci il tempo che trova, visto che non sono un critico.
Più che le differenze ho sempre cercato di capire quali fossero i punti di contatto. Perché, per fare un esempio, mi piace Roth e allo stesso tempo mi piace Bianciardi? Più spesso è facile riscontrare la ricerca di riferimenti americani negli scrittori italiani, penso a quanto peso hanno avuto Pynchon, Salinger e De Lillo... Credo che i giovani autori italiani abbiano magari una serietà di intenti che mi pare più urgente rispetto agli scrittori americani.
Ma ci tengo a sottolineare che la mia è solo un'impressione a metà tra il lettore e l’addetto stampa che ha avuto l’opportunità di conoscere qualche scrittore americano.
Come se gli americani potessero pronunciare la frase "ho solo scritto un libro" e i giovani italiani mai…

Quali sono i suoi autori preferiti, intendo in generale, anche tra quelli che non pubblicano con minimum fax?

I miei gusti sono molto vari, vanno da Starnone a Sciascia, dalla Ortese a Simenon.
Tra i mie autori preferiti riservo da molti anni un posto speciale a Philip Roth, e oltre a lui a Garçia Marquez e Henry Miller.
Tra gli italiani amo in modo particolare Beppe Fenoglio.
Ma leggo e mi piace anche Harry Potter.
Come lettore sono molto curioso e di norma cerco di darmi limiti a priori. Perciò se un giorno mi va di leggere Omero, il giorno dopo ci sta bene anche Dave Eggers.
Non amo la fantascienza, ecco, questo è un mio limite di lettore.
Ci ho provato, ma è più forte di me!

E tornando all’Italia, cosa ne pensi delle scritture esordienti, quali difficoltà hanno i giovani autori? Secondo te ci sono dei talenti ? Magari hai un caso particolare da raccontarci?

La difficoltà di un autore esordiente è prima di tutto quella di farsi leggere, ma non limiterei il discorso all’accessibilità delle case editrici. Molte fra loro, tra le migliori e più autorevoli, leggono comunque dattiloscritti.
Il problema è scovare il libro di valore che può nascondersi tra i mille che arrivano ogni giorno. Ma troppo spesso si buttano giù i propri pensieri e riflessioni pensando di aver scritto un capolavoro che deve assolutamente essere pubblicato da Einaudi.
La verità, invece, è che scrivere è prima di tutto un atto di responsabilità e come tale va affrontato.
Credo che bisognerebbe avere la sincerità di rispondere alla domanda: “ho qualcosa da dire?”
E un attimo dopo chiedersi se si è grado di raccontare la propria verità in modo universale.
Detto ciò i talenti non mancano.
E sono quelli che poi sanno confermarsi con il secondo libro.
Di casi particolari me ne vengono in mente molti, mi limito a due esempio che valgono come “campione”: Valeria Parrella e Milena Agus sono due scrittrici emerse dalla marea di dattiloscritti, e sono ancora qui a scrivere e pubblicare.
Quando uno scrittore c’è e la sua voce è riconoscibile, è difficile che resti nell’ombra. 


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