Esperimenti digitali


Virtualità e letteratura: la civiltà del video e dell'immagine lascia scorrere gli occhi sulle parole. Il blog è il maggiore indiziato. Gli utenti della rete usano il diario web per scrivere, leggere, confrontarsi. Viaggio nella sperimentazione narrativa online, firmato da un reporter d'eccezione che in rete  ne ha inventate di tutti i colori...

di Antonio Zoppetti
www.zop.splinder.com


È passato un lustro dal 2002, quando in Italia sono spuntati i primi blog, semplicisticamente definiti come diari. Negli anni seguenti si sono moltiplicati con ritmi esponenziali cambiando radicalmente il volto del web. Sullo sfondo il fallimento della new economy che non ha cambiato la società come nelle previsioni, ma ha comunque prodotto un’alfabetizzazione internettiana di massa e la nascita di un vasto pubblico di lettori di pagine web. Un fatto che ha quasi del miracoloso, visto che fino a pochi anni prima eravamo etichettati come la civiltà dell’immagine e la generazione del video che non legge più. 

Con l’avvento dei blog, a mio avviso, la rivoluzione del digitale in atto dalla metà degli anni Ottanta si è completata. Da quando per scrivere si usa il pc la parola scritta si è svincolata dalla materia che la imprigionava. Un testo virtuale si può attraversare per parole chiave, si può copiare, spostare, rimaneggiare all’infinito. Come ha osservato Landow, scrivere al computer è diventato un lavoro di riscrittura di ciò che si assembla e si raccoglie in una prima fase e che poi si rimaneggia e concatena. Nel frattempo il pc non è più soltanto un potente strumento di scrittura, ma anche di pubblicazione. 

La novità dei blog è nell’accessibilità. Le competenze tecniche e la padronanza dei codici html non servono più. Questo ha portato all’appropriazione del web da parte della gente e, complessivamente, la blogosfera sta producendo la sua letteratura. È ancora Landow a mettere in risalto tra i primi come le teorie di Barthes, Derrida o Foucault, che concepiscono la letteratura in modo reticolare, siano molto utili per descrivere la scrittura ipertestuale. La teoria dell’ipertesto non è infatti qualcosa che emerge e discende dalle nuove tecnologie ma, viceversa, è un'esigenza pre-elettronica che con i nuovi media si può gestire molto più comodamente. 

Un’enciclopedia di carta, la cui etimologia rimanda al mettere in circolo la conoscenza, è un ipertesto: non è concepita per essere letta sequenzialmente ma per essere attraversata. E il libro è una macchina.
Nato storicamente e dotato di numero di pagine, di note, di vedi e di rimandi. Con un ipertesto tutto è più facile, con un clic si viene teletrasportati direttamente senza dover sfogliare alcunché. 

Ma c’è di più. Il computer è un supporto in grado di contenere e veicolare quelli che un tempo erano messaggi che viaggiavano su supporti e canali diversi. Per la prima nella storia dell’umanità testi, immagini, suoni e video, possono convivere l’uno accanto all’altro. E la scrittura può diventare in questo modo multimediale.
Da qui la necessità di trovare nuovi linguaggi o "poetiche" che sappiano far convivere tutti questi elementi in modo virtuoso invece che caotico. Questa è la sfida.

I pionieristici tentativi di scritture interattive o ipertestuali degli anni ’80 e ’90 sono molto deludenti. Storie che si diramano o con tanti finali, costruite con gli schemi narrativi di videogiochi e librogame. Questo è l'errore, forse. Ci sono modelli pre-elettronici decisamente più interessanti. Oltrepassare i limiti dei font, ricorrere all’uso del colore e del movimento era il sogno dei futuristi. Se le avanguardie di primo Novecento avessero avuto il computer, lo avrebbero utilizzato per fare arte come hanno guardato con interesse e partecipazione all’avvento del cinematografo. Ne sono convinto. 


Nella quinta delle Lezioni americane, Calvino, partendo da Gadda e dalla sua concezione del mondo come garbuglio e “rete di connessioni”, arriva ad enunciare in modo consapevole il concetto di “iper-romanzo” che esprime sul piano teorico ciò che aveva tentato sul piano narrativo Perec con La vita istruzioni per l’uso. “La lettura è un’operazione discontinua e frammentaria ” scrive Calvino in Se una notte d’inverno un viaggiatore, romanzo combinatorio e ipertestuale. E si sofferma sull’attenzione del lettore che percorre i testi spostandosi attraverso dei nodi concettuali che chiama “grumi di significato” ma che noi potremmo oggi definire link. “Ogni volta che m’imbatto in uno di questi grumi di significato devo continuare... Per questo la mia lettura non ha mai fine: leggo e rileggo ogni volta cercando la verifica d’una nuova scoperta tra le pieghe delle frasi ”. 


Il Calvino sperimentale, spesso criticato e poco amato, quello del Castello dei destini incrociati e degli esperimenti più oulipiani andrebbe forse rivalutato e potrebbe essere salutato come precursore di una nuova scrittura che sul web si potrebbe sviluppare. Il concetto di "letteratura combinatoria" è stato formulato nel 1961 con un'accezione volutamente matematica, da Le Lionnais, per descrivere i Cent Mille Milliards de Poèmes di Queneau, un libro-macchina composto di tante striscioline sfogliabili separatamente che permettono di generare un’infinità di accostamenti diversi, ognuno dei quali costituisce una poesia differente dalle altre. Un gioco di regole e di rime in grado di dar vita a strutture sempre formalmente corrette. Da qui la fondazione dell'OULIPO (OUvroir de LIttérature POtentielle) da cui in seguito è sorto anche un braccio informatico che impiegava il computer come strumento automatico di produzioni letterarie. Gli esempi di questo filone di scrittori un po' trascurati è vasto. 

Attraversando la patafisica, la scienza delle soluzioni immaginarie inventata da Jarry, passando per Borges, maestro della scrittura-labirinto, più che sentiero lineare, fino ad arrivare per esempio a Il gioco del mondo. (Rayuela) di Cortàzar, che si può leggere indifferentemente partendo da pagina uno, oppure dal capitolo 73 e continuando seguendo i rimandi a fine di ogni capitolo.

Questi sono i modelli di scritture da tener d’occhio e da rielaborare alla luce dei new media, credo. Strutture narrative reticolari e aperte che il lettore attraverserà seguendo le proprie connessioni più che la sequenzialità e il ritmo imposti dall’autore, come in un romanzo. 

Naturalmente la scrittura per il web ha anche dei limiti, rispetto alla carta. Un supporto luminoso è 
adatto a scritture molto brevi e modulari ma, ancora una volta, la letteratura è piena di modelli di questo tipo. Quanti aforismi, quanti racconti brevi, quante poesie ermetiche potrebbero oggi essere letti al monitor senza nulla togliere ai testi originali. E quanti poeti potrebbero pubblicare i propri lavori su un blog invece che su dei libri che avranno pochissimi lettori e una scarsa distribuzione nelle librerie. 

È partendo da queste premesse che ho aperto il mio blog, nel 2002. E per primo ho provato a usare questo strumento per sperimentare nuove forme di scrittura, invece che farne un diario. Da qui il rifacimento internettiano degli Esercizi di stile, le scritture collettive, i racconti di una pagina nello spirito manganelliano dei Cento piccoli romanzi fiume, ma anche i racconti circolari e labirintici, le poesie animate, i gialli da sms in massimo 160 caratteri e naturalmente un manifesto d’avanguardia, tra il serio e il faceto, quello del DADIsmo, che fa il verso a dadaismo e cubismo, ammiccando ai manifesti futuristi.



[1] George P. Landow, Ipertesto. Il futuro della scrittura, Baskerville, Bologna 1993

[2] Si veda su questo aspetto: G. Anceschi, Il progetto delle interfacce. Oggetti colloquiali e protesi virtuali. Domus Academy Edizioni, 1993.

[3] A. Zoppetti, Blog. PerQuenau? La scrittura cambia con Internet, Luca Sossella Editore, Roma 2003.

[4] (1) Italo Calvino Se una notte d’inverno un viaggiatore, Mondadori, Milano 2002, pagg. 298-299

[5] Ivi pag. 299




Antonio Zoppetti

Nato a Milano nel 1965, laureato in filosofia, dal 1992 ha curato numerosi progetti multimediali, in cd-rom (tra cui il Devoto Oli, il primo completo dizionario italiano in CD sul mercato). Nel 2000 ha fondato il sito www.linguaggioglobale.it , con il quale, nel 2004, ho vinto il premio Alberto Manzi per la comunicazione educativa. Dal 2002 scrive e orchestra giochi di scrittura sul blog: http://zop.splinder.com dal quale, son stati tratti i libri Blog. PerQueneau? La scrittura cambia con internet, Luca Sossella editore, Roma 2003 e Gentile editore io non demordo, ed. RGB. 2006. E' autore del romanzo combinatorio Laura Immaginaria, Palomar 2004