L'ultima copia del «New York Times», Vittorio Sabadin, Donzelli editore



«Il mondo sta cambiando molto in fretta. Chi è grande non sconfiggerà più chi è piccolo, ma chi è veloce batterà quelli che sono lenti». Il viaggio di Vittorio Sabadin, una delle penne più brillanti della Stampa, inizia dalla frase di Rupert Murdoch. Una frase che sintetizza il momento tragico che stanno vivendo i quotidiani, braccati da internet e dalle nuove tecnologie. Il futuro dei giornali è una lama di rasoio dal destino incerto, giocato sulla capacità di rinnovarsi. Altrimenti si rischia l'estinzione. 
In questi ultimi anni, infatti, la crisi dell'editoria periodica ha toccato punti di non ritorno. Inutile nascondersi dietro il glorioso passato della stampa. Il domani dovrà per forza essere diverso. E nuovo. 
Sabadin fruga nei dati, lo fa con lucidità e rigore. Redazioni dimezzate, rincorse al gadget per sopravvivere, tentativi a volte maldestri di rimanere in piedi alla vecchia maniera. 

Di fatto, molti quotidiani sono stati obbligati a cambiare veste grafica, formato (ormai decaduto il tradizionale broadsheeet, 74,9X59,7 cm), impostazione delle notizie. «Il fatto è che Internet, la telefonia mobile, la tv satellitare e digitale terrestre, l'Ipod non sono solo pericolosi concorrenti nella trasmissione di informazioni come lo erano stati il telegrafo, la radio e la prima televisione. Hanno cabiato lo stesso tessuto sociale nel quale operano, modificandone le abitudini e scandendo in modo diverso rispetto a prima il tempo della giornata di ogni persona. Probabilmente, l'univa vera e banale ragione per la quale i giornali vendono meno copie è che nessuno ha più tempo di leggerli».

Già. Bisogna essere sinceri, evitando di trincerarsi dietro le solite scuse dell'allarmismo inutile. I giornali, così come sono, non funzionano più. Così The Guardian, l'Independent, il Times e molti altri (compresa La Stampa) hanno dovuto cambiare grafica, ripensare i contenuti, cercare di rincorrere i lettori sempre più attirati da pericolose free-press come Metro. Ogni cambiamento è un sacrificio. Ma è un sacrificio necessario. 
Sabadin analizza i processi che hanno portato gli editori a queste modfiche a volte assai radicali, ed tuttavia necessarie. Il futuro? Fra la free-press e l'e-paper. 
E come sarà, questa redazione? La chiave sta nell'interazione con i lettori, nell'organizzazione multimediale delle notizie (realizzata anche attraverso la sinergia e l'intelligenze differenziazione fra l'edizione cartacea e quella online), nella capacità di usare il cartaceo per i "come" e "perché" delle notizie date a un lettore che ha sempre più modo di essere informato sul "cosa" "dove" e "quando" in tempo reale e su mezzi diversi. 
ma, anche qui, se vetusti e noiosi, i commenti e gli approfondimenti rischiano di allontanare un lettore sempre più veloce.
Insomma, i tempi stanno cambiando. E un dilemma si affaccia sulla soglia di un giornalismo storico che ha sempre rappresentato il luogo di filtro, selezione e diffusione delle notizie: che fare con un lettore che diventa sempre più protagonista? Un lettore che spesso diventa a sua volta informatore, come accade già con i bloggers di tutto il mondo?
«Il nuovo direttore (dei giornali, ndr) sarà il consumatore, ed è a lui che bisognerà rispondere».
Non ci sono risposte facili né ricette di pronto uso. Ma una cosa è certa. Il futuro è già qui. Adesso. Il libro di Sabadin fa il punto sulla situazione. Ed è uno strumento prezioso (scortato da una scrittura agile, ritmata) per addetti ai lavori e non. 

(effepa) 



 

La parte abitata della Rete, Sergio Maistrello, Hops Tecniche nuove





Maistrello considera questo libro un viaggio turistico nei luoghi di internet. Si tratta, in effetti, di una guida vera e propria, un percorso fra le "case" e le persone che le abitano (che si tratti di villini a schiera, condominii, soffitte, scantinati o grattacieli metropolitani, il concetto non cambia). La Rete è infatti un tessuto globale che dà voce a continue interazioni fra la popolazione che ogni giorno ci vive. I link sono dunque una sorta di "strade" che collegano più punti all'interno di una mappa informatica che è fatta di idee, di voci, di gente che ha qualcosa da dire. Gente che si informa, che cerca, che scambia. E che soprattutto conversa. 
La Grande Conversazione, nel Web, rappresenta infatti il punto focale da cui sono nati i forum, i blog, i sistemi di network sharing (come YouTube, Flickr, Delicious, Orkut e tanti altri). Ognuno di noi, infatti, "risiede" nella città infinita della Rete, e da lì si muove, nei suoi viaggi, intersecando persone con le quali condivide idee. Questa, del resto, è la parte più bella di Internet, che ovviamente lamenta anche la presenza di contenuti improbabili, ingannevoli, fiacchi, ma che vanta una collaborazione totale come mai prima d'ora si era vista nella storia dell'uomo. Ne è un esempio Wikipedia, l'enciclopedia costruita dai "volontari" che man mano immettono voci, le aggiornano, le modificano. 
In Rete ci sono gli "angeli" e i "demoni". Qui si parla degli "angeli". E si parla di quel lavorìo incessante, instancabile, che ogni giorno mette in contatto ogni angolo del pianeta per condividere fatiche, risorse,s coperte.
Il libro è piacevolissimo. Ben scritto, evade dalle griglie noiose dei saggi per calarsi nelle atmosfere di un racconto semplice ma non banale. E soprattutto sentito, partecipe.
I riferimenti al web (con i siti, i blog, i portali, i programmi utili) permettono al lettore di approfondire ciò che lo incuriosisce mantenendo il libro fedele al concetto dell'ipertestualità, chiave di volta delle nuove tecnologie che Maistrello racconta. 
Sì, il viaggio è davvero un percorso nei nodi delle strade di Internet. I segnali indicatori guidano, invogliano, suggeriscono soste.
Ma è un libro per viaggiatori. Non per turisti.

(Alina Padawan)





In senso inverso, Philip K.Dick, Fanucci editore

 



La fase Hobart ormai si è affermata e il tempo ha iniziato a scorrere “in senso inverso”. I morti divengono redivivi e devono essere disseppelliti, la loro vita riprende a ritroso, la fine sarà il ritorno al grembo della madre. Vivi e redivivi convivono.

Il protagonista, di questo onirico e fortemente filosofico romanzo di Dick, è Sebastian Hermes, proprietario di un vitarium (un’impresa di pompe funebri al contrario). Durante uno dei suoi giri per i cimiteri alla ricerca di redivivi ancora chiusi nella tomba, scopre che l’Anarca Thomas Peak sta per rinascere. Anche altri sono venuti a conoscenza di questa rinascita e vogliono l’Anarca, chi per ucciderlo, chi per farne un nuovo capo politico e religioso. Biblioteca, Chiesa Romana, Libera Municipalità Negra si scontrano per averlo.

Il mondo va al contrario, ma non in tutto. I sentimenti restano invariati, solo ciò che è segnato dal tempo viene invertito (ad esempio, le sigarette si fumano dal mozzicone fino a riporle intere nel pacchetto).

Il romanzo è divertente e non privo di spirito critico: mostrando un mondo al contrario, mostra come sia il “nostro” mondo, a volte, ad andare “in senso inverso”.


(Simona Taborro)

 

 

Everyman, Philip Roth,  Einaudi





L’ultimo romanzo di Philip Roth, pubblicato in Italia da Einaudi lo scorso gennaio, è una riflessione sul senso della vita, sulla trasformazione inevitabile a cui tutti, indistintamente, sono soggetti.
Everyman si riferisce proprio alla scoperta del dolore, un'esperienza comune a chiunque perché indubbiamente malattia, vecchiaia e morte sono passaggi obbligati nel percorso di ciascuno di noi.
Il titolo del libro si presta a più interpretazioni: il primo riferimento è al nome del negozio di gioielli del padre del protagonista (Everyman's Jewelry Store), ma soprattutto si richiama a un classico della prima drammaturgia inglese, una rappresentazione allegorica quattrocentesca, che ha per tema la chiamata di tutti i viventi alla morte.
Il racconto si sviluppa mediante salti temporali, si parte dal funerale del protagonista, un pubblicitario di successo, che si svolge in un decadente cimitero ebraico del New Jersey, come spunto per ripercorrere, attraverso una sequenza di flashback, tutta la sua vita.
La narrazione, fatta in terza persona, del periodo dell’infanzia -trascorsa nella tranquilla cittadina di Elisabeth dove, insieme al fratello maggiore Howie, svolgeva incarichi di responsabilità per conto del padre- costituisce l’occasione per affrontare il tema della malattia attraverso la descrizione del suo primo ricovero ospedaliero dovuto a un’ernia inguinale. 

L’infermità rappresenta una costante nell’esistenza del protagonista che, nel corso degli anni, dovrà fare i conti con una lunga sequela di problemi di salute, dall’appendicite sfociata in peritonite, per arrivare ai numerosi interventi cardiologici a cui è costretto a sottoporsi.
L’esplorazione della sofferenza fisica e morale permette al protagonista di fare un bilancio della propria vita, in particolare per quanto riguarda il rapporto con gli altri. Dalle tre ex-mogli, ai due figli del primo matrimonio, che nutrono nei suoi confronti un radicato sentimento di avversione, dal fratello Howie, amato e invidiato allo stesso tempo, alla figlia Nancy, il suo unico vero appoggio affettivo.
Everyman è un malinconico racconto del destino umano fatto di dolore e solitudine, di un tempo che non si può arrestare e che conduce a un epilogo naturale quanto triste, di una vecchiaia vissuta non come battaglia ma come massacro. 

Un libro dal forte impatto emotivo, come del resto testimonia la scelta editoriale di una copertina nera e essenziale che richiama al colore del lutto, nel quale non c’è spazio per alcuna visione morale o, in qualche modo, consolatoria, dove l’unica certezza è data “dall’impotente rassegnazione al deterioramento fisico e alla tristezza finale e a quell’attesa che è l’attesa del nulla”. 


(Raffaella Sirena)




L’importanza di ridere, Gianni Ferrario, Tecniche nuove

 

In un mondo in cui tutto il superfluo diventa significativo e basilare per una vita fondata sulla superficialità e a volte stupidità, tutto ciò che è davvero importante e pieno di valore viene ignorato, dimenticato in uno spazio colmato dalla continua ricerca di un qualcosa che in realtà non porta a nulla. La società che rincorre miti e modelli a mio avviso assurdi ha fatto dimenticare i veri valori di una vita sana e profonda, spostando la nostra esistenza in una dimensione in cui ciò che conta è la sola apparenza, a livello fisico e mentale, provocando gravi rischi negli esseri umani che non si accettano più per quello che sono, che non accettano gli altri, e che forse non sono mai stati se stessi, “sopravvivendo” in un corpo con un’anima morta.
Cercando di non cadere nel banale, portando avanti discorsi e riflessioni che potrebbero apparire anche un po’ retoriche, vengo subito al punto. Negli ultimi tempi ho maturato un maggiore interesse per la lettura di libri sulla comunicazione, sia a livello professionale che personale, volendo anche mettere in gioco me stessa. Il caso ha voluto che durante il mio solito “tour” in libreria mi imbattessi in un libro di psicologia, relativo ad un tema che in questo periodo della mia vita sta invadendo in tutti i modi il mio essere: la risata.
Il libro di Gianni Ferrario, Ridere di cuore, tratta in modo semplice e diretto, ma allo stesso tempo profondo e coinvolgente, il tema della terapia della risata, citando le proprie esperienze di vita e spiegando quanto il ridere influisca sulla nostra mente e sul nostro corpo. È infatti scientificamente provato che il buonumore abbia un potere terapeutico, aumentando il livello di endorfina ed accelerando quindi il processo di guarigione non solo dal punto di vista psicologico ma anche fisico.
Il fatto che la cosiddetta “Terapia del ridere” sia piuttosto recente dimostra che l’errore dell’uomo, a mio avviso riconducibile ad un peccato di superficialità, sia quello di aver sottovalutato il potere della mente, intesa come anima, sull’organismo umano, dando maggiore importanza, dal punto di vista medico, a tecniche comunque incapaci di agire su ciò che in realtà muove e comanda tutto. Essere fisicamente sani è infatti una grande fortuna e un gran dono, ma un corpo sano con un’anima spenta e malata può far davvero poco, anche nella lotta contro le malattie.
Il medico per eccellenza della risata è, come tutti sappiamo, l’americano Patch Adams, ormai un’icona della generosità e della vera medicina che associa all’uso della cura convenzionale la terapia del ridere e del buonumore, così da guarire anima e corpo in tempi più celeri.
In fondo per star bene non serve nulla di più che non sia un corpo e un’anima sani, lo stato ideale che permette di fare tutto e di stare con tutti, che ti fa sentire bene perché è condizione necessaria e sufficiente per essere felice, potenzialità purtroppo non sempre e per sempre innata e presente nell’essere umano.
Comunque, per come stanno andando attualmente le cose, nella nostra società c’è molto da fare per curare anime e corpi, e questo dovrebbe farci riflettere su ciò che è davvero importante nella vita, aiutandoci ad abbandonare quegli stereotipi che ci promettono la falsa felicità, portandoci in una continua lotta non solo con gli altri, ma soprattutto con noi stessi.
Guardiamoci dentro, pensiamo per un momento a noi stessi, a chi e a cosa ci circonda, utilizziamo la nostra energia per cambiare in meglio la nostra vita e quella degli altri…magari tutto questo potrebbe partire anche da una bella risata, una scarica di energia positiva per anima e corpo…parola di homo ridens! 


(Valentina Paoloni)




Da rileggere:



Mater Terribilis, Valerio Evangelisti, Mondadori






L’agenzia di informazioni Worldwide Press occupava a Washington un edificio pretenzioso di dodici piani, tutto vetri abbrunati e dorature. L’interno, tuttavia, non era elegante per nulla, a parte l’atrio. A ogni piano i soffitti erano bassi, e i singoli uffici erano delimitati da semplici scaffalature di metallo, alte circa un metro. I centri di potere, in quella che veniva chiamata dagli entusiasti “l’Agenzia delle Agenzie”, si riconoscevano per la loro goffa struttura di gabbie di vetro.
«Questa è davvero divertente» rise Enrico Saura, all’interno di una delle gabbie. «Senti il titolo del “National Examiner”: “Saddam tortura cani e gatti”. A questo punto, possiamo dirci battuti.»
La donna, appoggiata allo schienale della poltrona in una posa involontariamente languida, fece una risatina indulgente. Scosse il capo. «La trovata è geniale, ma il primato resta nostro. Ai tempi di Regan e del Nicaragua, annunciammo che il governo sandinista aveva fatto bruciare l’unica sinagoga del paese, quale primo passo di una campagna antisemita.»
«E invece?»
«In Nicaragua non c’era mai stata una sinagoga. In tutto il paese, gli ebrei si contavano sulle dita di una mano. Uno di essi era un ministro sandinista.»

Anno 1362, due inquisitori sono stati uccisi nel territorio della Francia occupato dagli Inglesi. Ad affrontare una missione in una terra tanto pericolosa, papa Innocenzio VI invia Eymerich, con la promessa di reintegrarlo nel ruolo di inquisitore generale del Regno d'Aragona, che non ha più. Ad accompagnare l'inquisitore sono l'ironico confratello Bagueny e il fedele padre Corona.

Il mistero si rivela subito più complesso del previsto, e ruota intorno ad un'invasione di cervi volanti (animali che, come tutti gli insetti, Eymerich odia perché il loro movimento è imprevedibile), al numero IV, inciso sulle facciate di molte case, a un testo apocrifo di Tommaso d'Aquino di natura alchemica ed eretica (cosa che l'inquisitore non può sopportare, visto che egli ammira molto l'aquinate e si batte affinché la filosofia tomista sia scelta dalla Chiesa come propria ufficiale), ad un'antichissima eresia che sembra aver ripreso vigore.
Ma la storia, come sempre nei romanzi di questo ciclo di Valerio Evangelisti, non è rinchiusa nel XIV secolo: c'è la vicenda di Giovanna d'Arco e di Gills de Rais, in cui compare di nuovo il presunto testo di Tommaso d'Aquino; c'è la Guerra nel Golfo contro Saddam; c'è un futuristico sistema di comunicazione interattivo e un nuovo tipo di guerra.
A legare il tutto, una semplice constatazione: affinché la popolazione appoggi una guerra promossa dalla sua Nazione, dai suoi capi, occorre che il nemico non solo sia "cattivo", ma sia un mostro: un fedele di Satana, un uccisore di bambini, oppure un gigantesco uccello preistorico, va bene qualsiasi cosa il popolo sia disposto a credere. Per questo, nel futuro, le forze nemiche dell’Euroforce e della RACHE, hanno firmato un trattato e stabilito di utilizzare entrambe un’apparecchiatura che proietti tra le fila dei propri eserciti incubi, fantasmi, mostri che spingano i propri uomini a combattere, a portare avanti la loro guerra.
Per me, il più bel romanzo della serie, finora. 


(Stefano Petruccioli)

 


Donne informate sui fatti, Carlo Fruttero, Mondadori





Non invidio questi schiavi del “tempo reale”, una formula idiota per dire più o meno “contemporaneamente”, credo. Mentre il fatto succede eccomi qui pronto a vederlo, filmarlo per voi. E intanto aspettano, le spalle s’incurvano mentre aspettano un’ora, tre ore, otto ore e il tempo reale gli scorre via tra le dita come acqua. Ma se poi penso obiettivamente al mio, di tempo reale? Ore, settimane, mesi ad aspettare dentro una macchina, un furgone, dietro una finestra, sempre con l’orecchio alla radio o al cellulare. Dopo un’indagine durata oltre un anno le forze dell’ordine hanno sgominato... Ma quell’anno era o non era di tempo reale?
La carabiniera in donne informate sui fatti

Una donna viene ritrovata su un prato vicino ad un fosso, vestita come una prostituta. L’indagine su questo giallo fa da sottofondo alle voci narranti che ricostruiscono la vita della vittima. Attraverso le parole, attraverso i vari linguaggi di otto donne, siamo condotti nella ricerca.
Quindi, le protagoniste sono loro, queste otto donne, di estrazione sociale molto diversa. Ognuna con i suoi parametri di riferimento, la sua “cultura”, mostra lo stesso giallo con ottiche diverse, traduce le notizie che riceve.
La bidella, che trova il cadavere e avverte la polizia; la barista, che per prima ha visto il corpo, ma che per timore ha tirato dritto; la carabiniera, così “forte” eppure così donna; la giornalista free lance, che attraverso l’intuito e la perseveranza sarà sempre un passo avanti alla carabiniera; la migliore amica della famiglia della defunta, che è sempre pronta ad offrire la sua disponibilità; la volontaria di un centro religioso per il recupero delle prostitute, che è sempre sull’orlo di una crisi di pianto; la figlia del marito della defunta, che attraverso questo “fatto” riconsidera la sua vita. Queste le donne informate sui fatti... 

(Simona Taborro)