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Numero 7



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Conversazioni con cibi avariati


Sul grave problema della coabitazione con alimenti sottoutilizzati che in quanto tali protestano e si ribellano a noi umani distratti egoisti e troppo presi dalle frenesie quotidiane per curarci di loro anzichè di noi stessi. Ad esempio.

1. Sera. Cucina. Che spavento: una vocina ti chiama da dietro lo stipetto della credenza:
Ehi, tu. Pssst.
Cos..
Tu. Aiutaci.
Chi è?
Qui, nella dispensa. Siamo noi, le patate.
Oddiomio, ancora?
Guarda che schifo, ci stanno crescendo dei fiori addosso.
Uh. Carini.
Carini tua sorella. Ci danno fastidio. Prudono.
Eh, quante storie.
Che poi siamo qui ferme da settimane, oramai manco siamo più commestibili.
Perdonatemi, avete ragione. E’ che non c’ho mai il tempo di pelarvi, sapete…
Sé, come no. Maleducato. Cafone. Maltrattore di ortaggi!
Calma, calma, piano con le parole.
Occhio che ti denunciamo, mariolo!

2. Mattino. Le patate russano nel cestino, meno male. Ma all’apertura del frigo c’è un uovo, sveglio, che ti fissa, da là in fondo, molto serio:
Salve.
Oh, signor Uovo, che piacere rivederla.
Senta, volevo chiederle una cortesia.
Dica, dica pure.
Sono stanco di questa vita infame.
Vita, nel suo caso, mi sembra una parola grossa. Lei è un uovo, no?
Appunto. Un uovo, cioè una gallina in potenza. Un animale con le ali e tutto il resto, si rende conto? Capace di camminare, mangiare, fottere. Forse pensare. E invece guardi come sono ridotto: me ne sto qui immobile. Duro. Scaduto da tre giorni.
Ahi, tre giorni. Non lo sapevo.
Legga qui, il timbrino sul guscio.
E’ vero. Mi dispiace. E’ che non ho mai tempo, mi ero scordato di lei.
Pretendo l’eutanasia.
Subito?
Sì.
Pattumiera?
Sì.
Prima preferisce esser rotto o la butto via intero?
Intero, senza soffrire.
Addio, signor Uovo.
Addio, ingrato.

3. Notte. Un gruppo di zucchine si introduce furtivo in camera tua e ti aggredisce mentre dormi:
E adesso basta, cazzo!
M-ma cosa volete??
Siamo prigioniere nel frigorifero da un mese e nessuno ci fila. E’ una vergogna!
Eh?
Che qualcuno ci cucini, diosanto!
Ora?
Adesso; domani potremmo esser marce.
Scusate, sono le tre di notte, ho sonno, non possiamo rimandare questa conversazione a domani?
Domani, sempre domani! Se non ti piacciamo potevi lasciarci al supermercato.
Ma sì, mi piacete. E’ che non avevo tempo, mi son distratto…
E chi se ne frega! Noi là dentro, al gelo, ci si annoia.
Dai, ne riparliamo domani.
Mmm. Sicuro?
Prometto. Spegnete le luce e tornate nel frigo, da brave.

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