torna alla homepage

Numero 14



Feed RSS

Archivio

                                                                                                     stampa questa pagina [versione printer friendly]

Il mondo onirico dell'Antico Egitto 

Per gli egizi il sogno non era solo uno sfogo notturno. Nel sonno l'uomo entrava in contatto con realtà metafisiche che inviavano aiuti, messaggi, avvertimenti. Magia e realtà, visione e percezione comune erano un corpus unico in questa straordinaria civiltà...

di Donatella Plastino



Da sempre il sogno affascina, intriga e spaventa gli uomini. Da sempre cerchiamo di comprendere la natura, il significato e il messaggio delle nostre visioni notturne, frutto di desideri nascosti e ricordi lontani, specchio della nostra vita quotidiana, delle fatiche, dei timori e delle gioie.
Per gli egizi il sogno fu una vera e propria ossessione. Dal Mondo Antico all’epoca greco-romana, l'immaginario notturno venne tenuto in grande considerazione. Il sogno rappresentava una sorta di risveglio in un’altra realtà, tant’è che per indicarlo si utilizzava la parola “reset”, il “risveglio”.
Il sogno veniva dunque visto come una porta da attraversare per giungere a un altro livello, un passaggio che conduceva in un mondo diverso che l'uomo non poteva controllare, ma dal quale ricevere indicazioni, rivelazioni e presagi.
Tuttavia il ruolo del sogno e la sua considerazione non sono stati sempre identici durante il corso della storia egizia. 

In tutto il Mondo Antico e fino al Nuovo Regno, i sogni erano innanzitutto un luogo di incontri, spesso paurosi e poco gradevoli. Nei sogni si veniva a contatto con i fantasmi dei defunti, alcuni dei quali recriminavano il mancato adempimento degli obblighi previsti dal culto funerario.
Il mondo dei sogni era denso di paure e raccoglieva i timori e i sensi di colpa. I brutti sogni erano temuti e spesso veniva utilizzata la magia per difendersi; in particolare venivano protetti i soggetti più sensibili, come le donne incinte o i bambini.
Per proteggersi dai brutti sogni si ricorreva ad amuleti da portare indosso, a scritti magici su pezzi di papiro, talismani da tenere in camera da letto. Erano così ossessionati dai sogni da utilizzare talismani e formule magiche per proteggersi addirittura dall’effetto dei cattivi sogni passati, oltre che dai sogni futuri. 


Uno dei talismani più utilizzati era il poggiatesta, sul quale venivano incise formule magiche di protezione dai sogni cattivi o d’augurio per i sogni di natura positiva.
Solo a partire dal Nuovo Regno il sogno acquista la caratteristica premonitrice; diventa portatore di messaggi e consigli. Si inizia quindi ad autointerpretarli, per capire di volta in volta se il presagio contenuto nel sogno fosse buono o cattivo.
Alcuni sogni portavano dei messaggi in chiaro precisi, in cui veniva indicato al sognatore cosa fare. Spesso i messaggi in chiaro erano quelli che i faraoni ricevevano dalle divinità, con indicazioni sui tempi da erigere, i restauri da portare a termine, le battaglie da vincere. Raramente le persone comuni sognavano gli dei e quando accadeva si riteneva di aver ricevuto un enorme privilegio.

Durante questo periodo vengono stilate le prime liste di sogni contenenti una serie di casistiche; non ci sono ancora degli interpreti professionisti, ma il sogno diventa un portatore di annunci, assume un primo valore di previsione. Di questo periodo è il Libro dei Sogni più antico giunto ai giorni nostri, il Papiro Chester Beatty III, proveniente dagli scavi di Deir el Medina, del 1928.
Il Libro dei Sogni egizio svela molto delle usanze del popolo, delle superstizioni, delle credenze che tormentavano gli egiziani, fornendo un vero e proprio quadro sociale. Ogni civiltà sogna ciò che conosce e non è raro trovare nei sogni egizi dei coccodrilli, degli animali che rappresentavano divinità, dei gesti riferiti ai riti e alle tradizioni.
In questo primo Libro dei Sogni, per ogni sogno viene indicata in breve la natura, se buona o cattiva, e poi un piccolo pronostico. In base a cosa si vedeva, mangiava, beveva, subiva, nel sogno, si poteva indovinare cosa sarebbe accaduto al sognatore. Per decidere se il sogno fosse portatore di buoni o cattivi auspici si ricorreva alla tradizione, alle similitudini, all’associazione di idee, all’assonanza di parole e ai contrari. 

Curioso notare come il sognare se stessi da morti fosse presagio di lunga vita, un po’ come nelle nostre credenze attuali.
Solo nell’Egitto dell’epoca tolemaica il sogno diventa oggetto di interpretazione da parte di professionisti. Si consultavano gli oracoli, si studiavano le stelle, le eclissi e anche i sogni diventano importantissime chiavi le futuro.
In questo periodo vi sono dei veri e propri operatori di magia che praticano l’oniromanzia e cercano nel sogno la verità. E’ l’Egitto degli astrologi e il mondo dei sogni viene spesso legato alla negromanzia e ai rituali magici. C’è persino chi utilizza delle formule magiche in grado mandare sogni d’incubo a persone nemiche.
I sogni venivano reputati importanti perché fornivano consigli e suggerimenti; sognare era necessario e per farlo ci si recava nel templi, dove si poteva chiedere aiuto agli dei, i quali durante il sogno potevano anche guarire dai mali.
Si passa quindi dal sogno privato ad una vera e propria arte del sogno nel tempio. 

I templi erano aperti a tutti e vi si recavano sognatori di ogni livello sociale. Ed è qui che nascono i sognatori di mestiere, coloro che oltre a sognare per se stessi, sognavano per conto di altre persone.
Nell’epoca romana ritroviamo un secondo Libro dei Sogni, proveniente dal Fayum. Questo libro ci svela la presenza di personale specializzato dedito all’interpretazione dei sogni. Il Libro dei Sogni del Fayum non è una lista di casistiche mescolate come nel Libro dei Sogni del papiro Chester Beatty III, ma i sogni sono ben divisi per argomento e più agevoli da consultare. Le interpretazioni non vengono accompagnate dalla dicitura “buono” e “cattivo”; tuttavia i criteri d’interpretazione restano simili al libro precedente (per analogie, associazioni d’idee, assonanze e omofonie, affinità e simbologie). 

Abbiamo dunque dei sognatori professionisti che registravano e scrivevano i sogni, con degli interpreti professionisti che ne svelavano i significati. Al contrario del Nuovo Regno, quando i sogni di interpretavano da soli o con l’aiuto delle persone vicine, qui ritroviamo una vera e propria professione, praticata a volte anche da stranieri provenienti dal mondo greco-cretese. Sognatori e interpreti erano due figure distinte anche se i primi amavano spesso dilettarsi nel tentare di comprendere il messaggio custodito dal sogno. 

Ma tutta questa attenzione verso i sogni e le visioni notturne non ci indica con precisione quanto gli egizi considerassero affidabili i Libri dei Sogni o i responsi degli interpreti. La domanda che resta è “ci credevano?” Probabilmente sì, ma non c'è certezza a riguardo. Le formule magiche, i libri e le casistiche ci rivelano una forte supertistizione e un rapporto molto stresso con la vita durante il sonno; il resto possiamo solo immaginarlo.
Anche noi, oggi, continuiamo ad interrogarci sul significato e la provenienza delle immagini oniriche e ne cerchiamo spesso il presagio, ma forse si tenta solo di esorcizzare le sensazioni e le emozioni del sogno, allontanandole da noi stessi e legandole ad eventi quotidiani e futuri.
Ma al contrario dei sognatori del tempio egizio, ci ritagliamo sempre meno tempo per fermarci, rilassarci e sognare un po'. Un'altra antica, buona abitudine, da recuperare.


Per approfondire, si consiglia la lettura di:
La porta dei sogni. Interpreti e sognatori nell'Egitto antico – Edda Bresciani (Ed. Einaudi 2005)