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Numero 11



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Scritture Seriali 

Viaggio intorno al mondo dei serial televisivi. Da Sex and the City a Dr. House, da Star Trek a 24, ecco i cult che hanno inaugurato un nuovo modo di sceneggiare contenitori di storie da cui si sviluppano altre storie. Un'elaborazione moderna del classico romanzo d'appendice, che raggiunge il pubblico mondiale e lo conquista. 
di Kusanagi
www.lavitaenientaltro.splinder.com

Quando parliamo di scrittura contemporanea, non possiamo non prendere in considerazione il mezzo che negli ultimi anni è divenuto il principale veicolo per raccontare storie alle masse, ovvero la televisione.
Fin dalla sua invenzione, è apparsa evidente la sua capacità di raggiungere una grande quantità di persone in poco tempo, e il suo enorme potere d'intrattenimento e di comunicazione non hanno tardato ad attrarre anche coloro che prima si dedicavano unicamente alla pagina scritta.

In tal senso, possiamo affermare in particolare che il telefilm o per meglio dire la serie televisiva ha assunto via via il ruolo che un tempo era occupato dal romanzo a puntate, dal romanzo d'appendice o dalla rivista letteraria, sia per la sua tipica struttura ripetitiva, sia per la capacità di raggiungere un vasto pubblico e intrattenerlo con un appuntamento ricorrente e settimanale.

Non a caso una tra la prime e più riuscite serie televisive, ovvero quel “Ai confini della realtà” andata in onda negli anni '50, con la sua brillante antologia di racconti del fantastico e della fantascienza costituisse proprio una sorta di corrispondente televisivo delle pubblicazioni mensili di racconti della letteratura di genere, come il celeberrimo Amazing Stories.

Una serie , quella curata dal suo geniale creatore Rod Serling, strutturata in episodi di appena 30 minuti, alcuni dei quali rimasti nella storia della televisione, che dimostrò appieno le incredibili potenzialità di un mezzo come quello televisivo, sia in termini di qualità delle storie raccontare, sia di vastità della platea raggiungibile, che superava di gran lunga quella degli abbonamenti o delle vendite di riviste e giornali.

Da principio, e per un lungo periodo, questo nuovo modo di raccontare si atteneva ad una struttura semplice e ripetitiva, con un personaggio centrale ed uno schema fisso di trame, attraverso vari generi come quello cosiddetto legal, con protagonista un'avvocato, spesso magari anche investigatore come nel classico Perry Mason, o quello medico, come nel caso del Dr. Kildare., o quello poliziesco, con protagonisti poliziotti o detective a volte presi dalle pagine di famosi romanzieri come il Maigret di Simenon, o il Nero Wolfe di Rex Stout o la Miss Marple di Agatha Christie.

Ma come per tutte le forme di scrittura anche la serie televisiva ha conosciuto negli anni una graduale evoluzione nella forma del racconto e un progressivo arricchimento delle tematiche , di pari passo sia con la richiesta da parte del pubblico di prodotti sempre migliori, diversificati e coinvolgenti, sia con l'evoluzione dei costumi e della società, che finiva per essere direttamente o indirettamente rappresentata in questa popolare forma di narrazione.

Ai giorni nostri infatti abbiamo una notevole complessità sia di trame, che di tematiche, che di strutture dei racconti, ovvero degli episodi che compongono la serie, e il confine tra le raccolte antologiche di episodi a sé stanti e quelle di veri e propri romanzi puntate si è andato via via affievolendo, favorendo strutture più complesse.

Assistiamo perciò ora ad alcune serie composte da storie autoconclusive, in cui si sviluppa però una sottotrama che si estende lungo l'arco di alcuni episodi, oppure a storie che percorrono un'intera stagione, o addirittura tutta la durata della serie.

A schemi diversi corrisponde ovviamente una maggiore libertà per gli autori, che permette loro di uscire dai ristretti limiti della struttura autoconclusiva tout-court e permette loro di approfondire i personaggi che della serie sono protagonisti, in particolare quando si ha una struttura corale, composta da sei o sette personaggi principali.

Una coralità che spesso viene ricreata grazie in un preciso luogo di lavoro, che può essere un pronto soccorso, come nell'eccellente E.R., nata da un'idea di Michael Chrichton, che racconta la vita di un gruppo di medici alle prese con le emergenze di tutti i giorni, e intanto sviluppa le storie private e sentimentali dei personaggi come sottotrame che corrono parallele ai casi clinici che coinvolgono i protagonisti professionalmente i protagonisti.

Oppure un distretto di polizia, come ad esempio nel classico NYPD Blue creato da Steven Bochco, o nel più recente e controverso The Shield, entrambe concepite per tenere in primo piano più le vicende personali dei poliziotti che vivono e lavorano nel distretto, che non sono più come un tempo, personaggi monodimensionali, incorruttibili ed integerrimi, ma spesso hanno storie problematiche e travagliate, per rispecchiare maggiormente la complessità del mondo moderno.

Senza dimenticare il genere fantascientifico, in cui il più classico dei gruppi è costituito dall'equipaggio di una astronave, il più famoso dei quali e' senza dubbio quello di Star Trek, mitica serie creata da Gene Roddenberry, sia nella sua versione classica anni '60 agli ordini del Capitano Kirk, che nella versione anni '80 con il Capitano Picard.
Due serie, quella Classica e quella della Next Generation, che hanno saputo superare i confini del mezzo televisivo per diventare veri e propri fenomeni di costume, fonte d'ispirazione per scienziati e letterati, sia per la ricchezza e complessità dei temi trattati , che per la loro capacità di rispecchiare i cambiamenti della società americana nel corso degli anni.

E sempre rimanendo in tema di serie di culto e di fantascienza, un posto d'onore spetta certamente alla serie anni '90 X-Files, che grazie al suo geniale creatore Chris Carter, ha saputo cogliere lo spirito di serie storiche come la già citata Ai confini della Realtà per riproporre una struttura ad episodi autoconclusivi, accomunati dai due protagonisti, due agenti dell'FBI alle prese con indagini del mistero, del fantastico e dell'occulto.
Due personaggi, Fox Mulder e Dana Scully, anch'essi entrati a buon diritto nella mitologia della televisione, sia per la bravura dei loro due interpreti, David Duchovny e Gillian Anderson, ma anche e soprattutto perchè sviluppati come due caratteri complementari e spesso contrapposti, ognuno in grado di fornire un diverso punto di vista sugli straordinari eventi a cui assistono: uno più razionale e scientifico, quello di Scully, l'altro più istintivo e irrazionale, quello di Mulder.

Negli ultimi tempi poi la sperimentazione di nuove strutture e nuovi meccanismi narrativi si è fatta particolarmente variegata, permettendo la nascita di serie dalla straordinaria originalità, almeno per quanto riguarda la messa in scena, basti pensare a serie come 24, serie thriller che ha come protagonista l'agente speciale Jack Bauer alle prese con pericoli personali o nazionali, o entrambi, da risolvere entro una giornata.

Ogni stagione della serie infatti si sviluppa in 24 episodi di un'ora circa, che coprono così una giornata pressochè in tempo reale, col tempo scandito da un timer incalzante, e con più punti di vista per raccontare gli stessi avvenimenti , a volte persino contemporaneamente con una tecnica di suddivisione dello schermo detta split-screen, vista al cinema negli anni 70 e qui ripresa per conferire maggior coinvolgimento e contemporaneità all'azione raccontata.

Un'altra serie che gioca con il tempo e con lo spazio è la recentissima Lost, che alla struttura di base del racconto avventuroso e misterioso di un gruppo di superstiti ad un disastro aereo caduti su un'isola apparentemente deserta, aggiunge una struttura temporale di flashback e flash forward per movimentare la narrazione.
Un'abile espediente narrativo che permette agli autori di inserire , nella cornice della vicenda principale, un notevole numero di sottotrame derivanti ognuno dalle vite dei singoli personaggi, che raggiungono il duplice scopo di arricchire la trama generale e intrattenere il pubblico con storie sempre nuove e diverse.

Poi ci sono serie che invece hanno un vero punto di forza nella qualità dei dialoghi e nella caratterizzazione dei personaggi, serie come ad esempio Dr House o Sex And The City, estremamente differenti per temi trattati, per ambientazione e per genere, ma in cui il lavoro degli sceneggiatori sulla parola, scritta ancor prima che recitata, è essenziale per la riuscita della messa in scena finale.

Meritano una menzione, parlando di linguaggio e di televisione, anche serie come Buffy The Vampire Slayer, per cui l'autore e creatore Joss Whedon ha creato un vero proprio slang contaminando vari elementi di cultura pop tratti da cinema, musica e televisione fino a coniare nuovi termini da mettere in bocca ai suoi giovani protagonisti, o anche Firefly, sempre dello stesso autore, nonché serie fantascientifiche cone Farscape e Battlestar Galactica, i cui autori si sono inventati imprecazioni in lingue aliene sia per rendere accattivante e gergale il linguaggio dei protagonisti, ma anche e soprattutto per evitare censure e limitazioni nella messa in onda.

Da questa breve e non certo esaustiva carrellata è evidente che nel corso degli anni, grazie al talento di autori come Rod Serling, Gene Roddenberry, Chris Carter, Steven Bochco, o come Aaron Sorkin , la serie televisiva è divenuta a pieno titolo uno dei modi di raccontare contemporanei più variegati e complessi, fino ad assumere il ruolo di una vera e propria letteratura per immagini.