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Numero 9



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Professione libraio.
Conversazione con Lorenza Barnabei, diplomanda alla Scuola per librai di Orvieto


di Nadia Terranova


Sta per concludersi il primo Corso di alta formazione in gestione della libreria inaugurato lo scorso anno a Orvieto: a dicembre verranno consegnati i diplomi di quella che è, a tutti gli effetti, la prima Scuola per librai nel nostro paese. Nato per iniziativa dell’ALI (Associazione Librai Italiani), il Corso è stato applaudito dalle grandi catene e dalle piccole librerie, da anni in attesa che si colmasse il vuoto formativo sulla professione più affascinante e ambita del mondo editoriale.
Per chi fosse interessato (il bando per la selezione e per il secondo Corso scade il 15 gennaio 2008), facciamo il punto della situazione con Lorenza Barnabei, che l’anno scorso ha superato l’esame di ammissione e ha frequentato il Corso 2007. 

di Nadia Terranova


Ciao Lorenza. Allora, per iniziare perché non ci racconti la giornata tipo di una corsista?

Le lezioni, che si svolgono una settimana al mese (dal lunedì al venerdì) nella splendida cornice di Orvieto, nel Centro Studi che sorge proprio davanti al duomo, iniziano alle 9 e terminano alle 17, con una pausa pranzo tra le 13 e le 14 che passiamo a rifocillarci al ristorante-mensa San Francesco, con un pranzo gentilmente offerto dalla Scuola. Le lezioni sono fittissime, a volte non riusciamo nemmeno a strappare la pausa caffè delle 11 e delle 15:30. Ma, nella maggior parte dei casi, le ore scorrono velocemente, tra testimonianze di librai e di personaggi del mondo della cultura e dell’editoria, spiegazioni pratiche su come si fa una resa, particolari tecnici sull’allestimento o sulla rotazione del monte merci. Meno veloci sono le ore dedicate alla gestione economica della libreria, per noi studenti che proveniamo per lo più da studi umanistici.
Si torna a casa sempre stanchi: io parto la mattina da Terni alle 7:30 e rientro alle 19:30. Chi proviene da fuori regione per lo più si ferma a Orvieto e (qualche volta mi sono fermata anch’io a Orvieto e posso testimoniarlo!) vive una vita da studente, anche se ormai siamo tutti grandi e laureati. Ci si incontra la sera a cena o dopo cena e si parla molto di libri, ancor più di librerie e, ultimamente, del nostro futuro che continua a spaventarci nonostante la certezza di una passione.

Come giudichi finora l’esperienza della Scuola per librai?

Il bilancio complessivo è senza dubbio positivo. Imparare un mestiere è una cosa che arriva con anni di esperienza, ma di certo a livello teorico le basi sono state gettate, e incrementate da due cicli di 9 settimane ognuno di stage in libreria. Per ora le prospettive sono legate al lavoro nelle catene, tranne alcuni casi di lavoro già iniziato nelle indipendenti (due colleghe già lavorano in una libreria indipendente). Ma alcuni di noi pensano seriamente all’apertura di una libreria, e gli stimoli della settimana che passiamo ogni mese in aula non fanno che alimentare la nostra intenzione, sebbene siano spesso gli stessi librai a scoraggiarci enumerando fatiche e delusioni (soprattutto economiche) di questo mestiere. Una cosa molto positiva per il nostro apprendimento è proprio la scelta di intervallare gli stage con ore di aula, per non farci perdere gli stimoli che ci arrivano dalle lezioni e anche per permetterci di confrontarci continuamente tra di noi.

Che rapporto si è stabilito tra i corsisti?

La classe che ho trovato a Orvieto è stata una delle più belle sorprese del corso. Nella mia vita ho frequentato diversi corsi, ma qui soltanto ho trovato un gruppo degno di definirsi tale. Sarà perché siamo già tutti adulti, con esperienze varie, alcune davvero molto interessanti, sarà quel clima da Scuola superiore alimentato anche dalle “gite” per fiere e manifestazioni, fatto sta che a pochi giorni dalla fine del corso tutti – si percepisce chiaramente – fatichiamo ad abituarci all’idea che forse non ci rivedremo.

Durante gli stage, quali differenze hai riscontato tra piccole e grandi librerie?

La mia esperienza è un po’ diversa da tutti i miei colleghi di corso, visto che ho svolto i miei due stage in due librerie molto simili, pur essendo una indipendente e una di catena: la Melbookstore di Roma e la nuova Feltrinelli aperta a settembre a Perugia. In entrambe, le procedure pratiche di lavoro sono molto più standardizzate e parcellizzate rispetto al lavoro del libraio come ce lo hanno insegnato.
Nelle piccole librerie è il libraio che fa tutto: ordina i libri ai fornitori, riceve i colli, spunta le bolle, spacchetta i libri, li carica sul computer, li mette a scaffale, li vende, sta in cassa, tiene la contabilità, fa le rese e in più spolvera, fa le vetrine, riceve i promotori, e se ha tempo organizza letture ed eventi. Nelle catene, o comunque nelle grandi librerie, per esigenze legate alle dimensioni e ai quantitativi esageratamente maggiori di libri ordinati, il direttore dispone il lavoro della giornata e lo suddivide tra i librai, ma c’è in più la figura del magazziniere che fa gran parte del lavoro di ricezione, carico, preparazione delle rese, oltre a quella dell’amministrativo che si occupa di contabilità. Neanch’io immaginavo quanto fosse vario e impegnativo il mestiere del libraio, che costringe chiunque, anche un perfezionista e stakanovista, a delegare. Nelle catene questa delega avviene in modo sistematico, organizzato: ognuno ha il suo compito e, per raggiungere determinati standard e un certo fatturato, ognuno deve svolgere quel compito nel modo migliore e insieme più veloce possibile. È inutile dire che chi, come noi, sogna di fare il libraio, ha in mente la figura più romantica del libraio, quello che sta in libreria come se stesse a casa propria e con la stessa familiarità accoglie i clienti a cui dà consigli preziosi e personalizzati. In nessuna delle mie due esperienze ho visto nulla di tutto ciò, ma comunque ho imparato i ritmi e le priorità che questo lavoro impone e, nonostante i pregiudizi iniziali, ho incontrato librai veri, preparati e disponibili. Altri, confesso, molto meno.

La Scuola prevede anche delle “gite” nelle principali fiere editoriali d’Italia e del mondo. Come sono state queste esperienze?

Le visite alle fiere nazionali e internazionali, nonostante le raccomandazioni dei docenti che ci stimolavano a non prenderle solo come viaggi di piacere, sono state per noi delle vere e proprie gite scolastiche, ancora più belle perché eravamo davvero interessati alle mete e perché venivamo lasciati liberi di muoverci come meglio credevamo. I viaggi hanno avuto inizio ad aprile con la Fiera dell’editoria per ragazzi di Bologna, per proseguire a maggio con il Salone del Libro di Torino, a settembre con il FestivalLetteratura di Mantova e a ottobre con la Buchmesse di Francoforte. A Roma, infine, all’interno della manifestazione PiùLibriPiùLiberi, l’8 dicembre ci verranno consegnati i diplomi, dopo l’esame finale, che si svolgerà in due giorni, il 6 e il 7, e consisterà nella redazione (a cui tutti, divisi in nove gruppi, stiamo lavorando da due mesi) del progetto della nostra libreria, con tanto di analisi di mercato, pianta del locale, scelta del layout e redazione del budget (la nota dolente!).

Lorenza, in bocca al lupo per i tuoi progetti. Conoscendoti, non ho dubbi che sarai una libraia entusiasta ed entusiasmante. C’è un consiglio che vuoi dare a chi tenterà di accedere al Corso 2008?

Ancora non mi sento in grado di dare consigli ai miei “successori”. Ma una cosa voglio dirla: preparatevi a un anno piuttosto duro, che vi assorbirà completamente. Armatevi di tanta passione e anche di una buona dose di pazienza e, se avete un’idea, e magari anche un locale, dopo la Scuola provate ad aprire la libreria dei vostri sogni. Io non ho ancora deciso quando, ma prima o poi lo farò.

Per info:
http://www.Scuolalibraitaliani.com