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Numero 9



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In casa Fnac


Dall’ufficio stampa della Castelvecchi alla direzione della grande libreria nel nuovissimo centro commerciale Porta di Roma. Vittorio Graziani conosce benissimo il mondo dell’editoria, e ci parla della professione del libraio ai tempi delle multinazionali, dove ci vuole un po’ tutto, dalla passione per la letteratura alle tecniche di marketing. Piccola avvertenza: non ditegli che le grandi librerie soffocano le piccole…

di Lorenzo Bianchi




La Fnac è il paradiso del lettore. Puoi trovare qualsiasi cosa, girare tra i reparti, ficcare il naso nell’inchiostro dei volumi. Ma puoi trovare dischi, dvd, mp3 e molto altro. Lo spazio Fnac si inserisce nella struttura di Porta di Roma, più simile ad una città che ad un centro commerciale, tanto che per trovare Vittorio Graziani ci vorrebbe un navigatore satellitare. Ma ci facciamo bastare una piantina della struttura… 


Allora Vittorio, cominciamo con la tua formazione. Prima della Fnac hai lavorato alla Castelvecchi.

Si, ho cominciato a fare l’ufficio stampa ad Arcana, e poi sono stato subito inserito nell’ufficio stampa Castelvecchi dove sono stato responsabile fino a giugno, e a luglio sono stato assunto dalla Fnac come responsabile della libreria e comunicazione.

Come ti trovi a lavorare in una struttura del genere? Insomma si parla di una libreria che ha filiali in tutto il mondo.

Innanzitutto bene. Sono felicissimo della scelta e delle nuove prospettive che questo lavoro mi ha dato dal punto di vista della mia formazione editoriale. Rispetto all’ufficio stampa di una casa editrice c’è una differenza fondamentale: la Fnac è una libreria e dirigerla ti da uno sguardo molto più vasto sul mondo editoriale, più completo e imparziale. Sono molto contento, soprattutto per questo aspetto.

Si parla spesso del rischio che le grandi strutture editoriali rischiano di soffocare le piccole librerie. Tu che sei il responsabile di una libreria internazionale, pensi che sia una realtà oppure è un’esagerazione, e nel mondo editoriale c’è posto per tutti?

Ho scritto pure un articolo su questa faccenda. Lo spunto me lo diede una libraia che scrisse a Umberto Galimberti di Repubblica, recitando il solito polpettone dei librai soffocati dalle grandi catene librarie. E’ una questione che sento da quando lavoro nel mondo editoriale: la questione è pensare che i librai sono soltanto i piccoli librai, e che librerie come la Fnac, la Mondadori o la Feltrinelli sono dei supermercati. Questo è sbagliatissimo; in primo luogo perché in queste strutture ci sono dei librai veri, gente appassionata, che legge e sa quello che vende, e non si occupa solo delle grandi case editrici. Qui in Fnac abbiamo tutte le case editrici possibili, compreso le piccole, perché un altro classico polpettone è quello del piccolo libraio, il quale afferma che solo lui segue le piccole case editrici. Non è affato vero, anzi è proprio il contrario. Sono proprio queste grandi librerie, grazie al loro spazio e alla loro visuale d’insieme, che non solo hanno la possibilità di esporre le piccole società editoriali, ma anche di valorizzarle. Questi polpettoni sono fuori luogo e sono pronto a combattere in qualsiasi sede. Il concetto di base è che il libraio non è solo il piccolo libraio, ma anche quello che lavora in una grande struttura. Le dinamiche sono completamente diverse, pweò la cultura non sta da una parte o dall’altra, si trova nella grande e nella piccola libreria. Ultima cosa: non è vero che il piccolo libraio ha un rapporto con il cliente mentre invece l’addetto che lavora nei grandi centri non ce l’ha. C’è un carico di lavoro diverso: avere una libreria da 700-800 metri quadri è differente da averne una da 80. Bisogna rendersene conto: ci sono più cose da mettere a posto, più cura sull’esposizione, ma questa è gente che sa parlare con il cliente. Io ho conosciuto dei piccoli librai che erano il contrario della vendita: gente altezzosa, così come ce ne sono nelle grandi librerie, però mi non piace quando si generalizza. Mi fa arrabbiare quando criticano l’uso del computer: è normale che se un cliente chiede un libro noi dobbiamo necessariamente guardare nel nostro database, visto che abbiamo 800 metri quadrati di libreria e 70.000 referenze, non ci possiamo ricordare tutto a memoria.

Quali sono i libri che vanno di più in questo momento? Quale genere?

Noi abbiamo un pubblico particolare, essendo in un centro commerciale. E’ un pubblico diverso da quello che possono avere le altre Fnac italiane, che stanno in centro città. Per esempio noi abbiamo clienti molto attenti alla narrativa rosa, cosa che assolutamente non mi aspettavo. Non abbiamo un pubblico da bestseller o da altissima letteratura, ma oltre alla narrativa rosa, va molto forte la saggistica, sia essa storia, politica, fotografia, architettura, musica. Parlando di politica è andato benissimo “La Casta”. Bisogna poi fare un’ altra considerazione: il pubblico del centro commerciale, tendenzialmente, non è composto da lettori assidui, quindi arrivano sul libro dopo che questo ha avuto un estremo successo. “La Casta” era già un caso a luglio e ha continuato ad essere venduto. Stessa cosa “Gomorra” che è ripartito un po’ per tutti, complice l’intervista da Fazio e lo spettacolo teatrale. Tutto sommato vanno bene anche i bestseller, ma quelli superannunciati, solidificati. 


Mi incuriosisce il fatto che il centro commerciale arrivi in seconda battuta.

Mi metto nell’ottica nel cliente. Io devo comprare un libro e abito a Roma, non vado al centro commerciale, ma nella “mia” libreria. Se vado in un centro commerciale, per tutta una serie di motivi, e vado alla Fnac, poi alla libreria Fnac, non cerco subito la novità. Certo le novità vanno bene e siamo molto attenti ad esporle al meglio; Camilleri lo vendiamo moltissimo, e abbiamo anche una politica di prezzi abbastanza visibile. Però abbiamo un pubblico particolare, tra l’altro non inquadrato benissimo visto che siamo aperti da quattro mesi.

Come mai a Roma la Fnac è arrivata più tardi rispetto ad altre città italiane? Prima ha aperto a Milano, Torino, Napoli, Genova, Verona…

Non ho una risposta esatta, vado a tentativi. Secondo me dopo Milano, l’idea era quella di aprire in centri medi. E poi in un’ottica di grande espansione, prima o poi Roma doveva arrivare. E’ stata una scelta intelligente quella di non misurarsi subito a Roma con Feltrinelli, Mondadori o Messaggerie, ma confrontarsi in un ambito di centro commerciale. Entro il 2009 la Fnac ha la prospettiva di 15 nuove aperture in tutta Italia, ne verrà aperta una in centro Roma. E’ una cosa ufficiale.

Segnala uno scrittore esordiente, a tuo avviso interessante.

Questa è una domanda difficile. Tra gli esordienti mi è molto piaciuto, e la considero anche molto brava, il libro di Veronica Raimo, “Il dolore secondo Matteo”. Tra i non esordienti, stiamo spingendo molto, come librai, “Le benevole” di Jonathan Littel, perché ci è piaciuto. Questo per tornare al discorso di prima: leggiamo e consigliamo. Consiglio anche “Gli scomparsi”, un libro che ha pubblicato Neri Pozza Bloom. “Le benevole” non è un’opera semplice, perché è un po’ un Tolstoj del ventunesimo secolo, ma secondo me è davvero bello. Ai lettori veri lo consiglio come regalo di Natale.