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Numero 8



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Giornalismi: dalla tv al web





Sandro Ruotolo è un nome autorevole dell’informazione italiana. Scrittore e giornalista Rai di lungo corso, ha lavorato in programmi di successo a fianco di Michele Santoro. Ma la sua versatilità lo ha portato a sperimentare anche internet e l’universo della rete. Infatti ha aperto anche un blog...

di Lorenzo Bianchi







Il dibattito sul giornalismo web è sempre più ampio e oramai si sprecano i confronti con gli altri mezzi di comunicazione. Qual è il suo rapporto con la rete?

Ritengo internet una fonte inesauribile di informazioni. Attraverso la rete conosco moltissime cose, mi piace leggere i blog per conoscere le opinioni di chi scrive. Il web è un mondo infinito dove abbiamo possibilità di scegliere una miriade di notizie. Ma starei attento a parlare di giornalismo web: non sempre nella rete si riscontrano notizie autorevoli. Il giornalista ha una firma, oppure una faccia, se lavora in televisione. In un certo senso in rete la figura del giornalista è superata, perché internet ti propone una gamma infinita di notizie e di fonti. Il problema è scegliere cosa leggere, quali notizie selezionare. Il giornalista ha una sua autorevolezza, data dal suo mestiere. Anche in rete è il nome che tira, non tanto l’argomento. Pensiamo al successo ottenuto dal blog di Beppe Grillo.

A proposito di Grillo. Bologna in questi giorni è balzata agli onori della cronaca nazionale per il V-Day.

Infatti mi sono fermato a parlare con i ragazzi dei Meet Up, dove abbiamo discusso del potere della rete. Io sostengo che il web ancora non sia ancora un mezzo generalista. Non può essere utilizzato da tutti, ci sono fasce d’età che non si rapportano con naturalezza ad internet.

Che cosa hanno in più i media tradizionali rispetto al web?

Parlando di televisione, ritengo che il piccolo schermo sia un mezzo più generalista, rispetto alla rete. Riesce a raggiungere una fascia più ampia di utenti.

Lei gestisce un blog. In cosa si differenzia il giornalismo web dagli altri media?

Il giornalista è un professionista che ha avuto un preciso iter formativo, con una sua deontologia. E’ possibile fare buona informazione in televisione, sulla carta stampata e su internet. Dipende dal giornalista. Il problema in rete è il controllo delle notizie, e la selezione, come ho detto prima. Secondo me ci vorrebbe sempre un direttore che monitori quello che viene pubblicato. Riguardo al blog, per me è un divertissement. Utilizzo la rete per scrivere anche le mie sensazioni nel dietro le quinte di un lavoro. Ad esempio recentemente ho pubblicato un post sulla mia esperienza a Bologna, dove mi trovavo per un reportage. Ma mi sento un ospite della rete. Inoltre, per problemi di tempo, non intervengo moltissimo, anche se il blog pretende la democrazia. Ma è solo una questione di tempi. E non amo gli utenti anonimi, anche se è difficile applicare un filtro.

Cosa ne pensa del citizen journalism? Adesso, teoricamente, tutti possono fare informazione con i nuovi mezzi tecnologici a disposizione.

Secondo me è possibile per tutti comunicare un’informazione, non fare informazione. E’ una cosa ben diversa. Tuttavia questo aspetto è importante: se non ci fossero state tutte quelle telecamerine al G8 di Genova non avremo mai saputo quello che era successo.

Web a parte, lei è stato al Manifesto, prima di passare alla Rai nella seconda metà degli anni Ottanta, quindi ha lavorato sia con il linguaggio cartaceo che televisivo: in quale campo dell’informazione si sente più a suo agio?

Io ho lavorato nella carta stampata e in radio, ma amo la televisione. Se poi è bella o brutta è un discorso da affrontare in un’altra intervista... 


Approfondimenti:
www.sandroruotolo.spinder.com